
L’intervento di Lino Banfi sul delitto di Garlasco ha riacceso il dibattito su uno dei casi di cronaca nera più discussi in Italia. Ospite del podcast Sette vite, condotto da Hoara Borselli, l’attore ha espresso una valutazione personale sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, caso concluso giudiziariamente con la condanna definitiva di Alberto Stasi.
Banfi ha precisato che le sue considerazioni non hanno valore giuridico e non intendono mettere in discussione le sentenze, ma rappresentano una riflessione di tipo umano e psicologico.

“Violenza incompatibile con un uomo”: cosa ha detto Banfi
Nel corso dell’intervista, Banfi ha focalizzato l’attenzione sulla brutalità dell’aggressione subita dalla vittima. Secondo l’attore, l’intensità dei colpi inferti e la modalità dell’azione lascerebbero ipotizzare una matrice femminile.
Banfi ha parlato di una violenza che, a suo giudizio, sarebbe riconducibile a un odio viscerale tra donne, descritto come irrazionale e incontrollabile. In particolare, ha fatto riferimento alle “botte terribili” inflitte con un oggetto contundente mai ritrovato, ritenute da lui difficilmente compatibili con una dinamica fredda e pianificata attribuita a una figura maschile.
Un’ipotesi personale, non giudiziaria
L’attore ha ribadito più volte che si tratta di una ipotesi personale, maturata seguendo negli anni programmi di approfondimento e inchieste televisive dedicate ai grandi casi di cronaca nera. Le sue parole non si basano su nuovi elementi investigativi, ma su una lettura psicologica della scena del crimine.
L’ipotesi di un possibile coinvolgimento femminile non è del tutto inedita: nel corso degli anni è stata oggetto di discussione anche in alcune ricostruzioni alternative e filoni difensivi, senza però trovare riscontri processuali.